Luigi Pulci used in a few poems variations of the Italian word beginning "minch-"
As Pulci was the first (as far we know) who used in 1466 the word "Minchiate", this seems to be an indicator, that Pulci possibly belonged to the circle of persons, who invented this game as a Trionfi card variation.
So it would be nice to understand a little bit these poems.
They are at
http://www.bibliotecaitaliana.it/xtf/vi ... ry=romei#1
The poem is given to 1471 at this placeI SONETTI DI PARODIA DIALETTALE
I
Chi levassi la foglia, il maglio e 'l loco
a questi minchiattar' Napoletani,
o traessi dal seggio i Capovani,
parebbon salamandre fuor del fuoco.
«Imbiza, Janni, lo 'ngegno allo joco»,
c'ho già sentito meglio abbaiar cani!
E tutti i gran mercianti son marrani,
e tal signor, che non sare' buon cuoco.
«Che buogli' dicer di Napoli jentile?».
La gentilezza sta ne' cantarelli,
rispondo presto: e' parmi un bel porcile.
«Ah, questi Fiorentin, gran joctoncelli,
c'hanno tutti lo tratto sì sottile!».
Così si pascon questi minchiatelli!
Se tu cerchi baccelli,
rispondon tutti, come gente pazza:
«Gòngoli vuoi accattar? Loco, alla chiazza!».
II
«O ti dia Iddio zaine e bocché!».
«I ofel, i ofel»: i' ò mal che Dio ti dia!
«Cazzu incu gh'è»: quel primo in cul ti sia!
«O scove, o sprelle»: o venga pure a te!
«O schiappalegne»: o che ti schiappi el pé!
«O concie zibre»: o serba a Befania!
«Palpé, palpé»: ti palpi la moria!
«O fusalocchio», e 'n capo «el covercé».
«O castem peste»: o pesto ti sia 'l core!
«O lacc im broch»: o preso sie tu a' lacci!
«O chi l'ha rotto, donne», «o chi ha le more».
«O pitì peli, peccini e buracci».
«O ravinculo»; e sien le foglie fuore!
«Navon pur(l)ì»: ti forin ferri e stracci!
«O verzi»: o minchionacci!
«Cazzi, melat, ravize e manigoldi»:
o che v'impicchin tucci coldi coldi!
III
«Ambrosin, vistù ma' il più bel ghiotton,
quel fiorentin ch'è in cha' messer Pizzello?
El non manza ravizze, mo zervello,
ch'el si buttà per zerto un gran poltron.
Non li san le ravizze mica bon:
el son tutte materie, el dise chello
zanzador, che Fiorenza è mo' più bello,
ch'el si vorraria darli un mostazzon.
El passa: ha fiorentin, va scià chillò!
El guarda, in fé de De'». «Mo' tasi ti,
ch'el non z'à ancor vezzuti il cho' di bò.
Et chi credessi un certo odor(e) ch'è qui,
quasi rosea plantata in Iericò
fussi, io nol crezzo, ch'io lo so ben mi».
Ma egli e ben ver così
ch'e milanesi spendon pochi soldi,
et mangion cardinali et manigoldi
et ferrù coldi coldi;
tanto ch'io serbo all'ultimo il sonetto
ch'io mangerei forse io del pan buffetto.
IV
Questi mangia–ravizze e –rave e –verzi,
che ne mangia un toson per tre giganti,
tanto che son ravizze tutti quanti,
non sapranno ricever poi gli scherzi.
E pur ch'io gli scudisci un poco e sferzi,
non pare opera d'uomin', ma di santi;
ma e' mi bisogna volger largo a' canti,
ch'io veggo e' metterebbon mano a' bierzi.
E' dicon le carote igniffi ignarri,
e l'uve spicciolate pinceruoli,
da far, non che arrabbiare i cani, i carri.
Milan può far di molti ravïuoli,
tal ch'i' perdono a que' miei minchiattarri
s'e' non dicessin chiù come assïuoli.
Qui non è muricciuoli:
sanza riposo è questa gente vana.
Ma sai quel che faria impazzar Befana?
La zolfa all'ambrogiana.
E anco credo che per gli scarafaggi
non c'è ancor terra che Milan vantaggi.
V
Mira in chella impeschiata, eh eh, Galgano:
ponmi chel liro grosso me' chi allato,
e metti a 'scita chel che tu hai contiato
a che della Picchierna di tuo mano.
Poi fa' che la polizia e sagelliano
trovate, el gengialello e 'l filonciato.
Non sai ch'un per terzier s'è scontrinato
a tre pocciose porti, che noi abbiàno?
E 'l papa, che ci ha dato un galeone,
ch'è più che cattro volte Fontegaio
e' ci credea ingollar, chel marzoccone!
Dicoti io ch'è sonato già el posciaio
e 'l Mangio ripon chi, chel maragone!
E chiedi al carnaiuolo o al soffrittaio
chell'osso mirollaio;
e domattina dite a Mecheroccio
ch'i' vome a Fonte Beccia a chel mio cioccio.
VI
Sonetto di Luigi Pulci in lingua sanese
Ve' chel fiorentin, ch'è malitïato!
Nol miri?, è me' chi chi con lo scolaio.
Eh, eh! In Bichierna andrà chesto danaio!
Ah cianfardon, ch'avia carafolato!
Costui s'avvolle e fia rabbracicato.
O che!, tre miglia berza ha Fonte Gaio.
Ve è Bertoccio, Goccio e Buttinaio.
Appesta il frabbo, e giuoca dilicato,
Cattro moggia di vin col mezaiuolo,
cinche bacocche in una taffania,
sei pamperige in chesto imbringaiuolo.
Chi vuol paniberar me' Camollia
con la 'nguadiata d'un pizicaiuolo,
che dà frittate crogie et gelaria.
Un ligrittier vi fia,
un goffan con un peschio, un descarello
e 'l manfan, che ti manda el Buffitello.
http://www.porthos.it/images/stories/PD ... essita.pdf
and with this words:
Un sonetto di Luigi Pulci risalente al 1471 aiuta
a segnare l’inizio della storia. L’autore toscano in
viaggio a Napoli, non essendo condizionato dalla
quotidianità degli usi, è libero di lasciarsi sorprendere
dalla predilezione per la foglia del gusto
napoletano, che così descrive al Magnifico
Lorenzo a cui dedicò la sua opera:
Chi levasse la foglia, il maglio e ‘l loco
A questi minchiattar napoletani,
o traessi dal seggio i capovani,
parrebbon salamandre fuor del fuoco.
Further it has to be considered, that the Florentian poet Burchiello used earlier the word "minchiattar" in a poem, which also contains the word "Triomphi", possibly ca. 1440
compare: http://trionfi.com/0/e/00a/
It seems likely, that Pulci took some influences from Burchiello's very special poetic style.Se tu volessi fare un buon minuto
togli Aretini et Orvietani e Bessi
e sarti mulattieri bugiardi e messi,
e fa' che ciaschedun sie ben battuto;
poi gli condisci con uno scrignuto
e per sale vi trita entro votacessi,
e per agresto minchiatar fra essi
accioché sia di tutto ben compiuto.
Spècchiati ne' Triomphi, el gran mescuglio
d'arme, damor, di Bruti e di Catoni
con femine e poeti in guazabuglio: questo fanno patire i maccheroni
veghiando il verno, e meriggiando il luglio
dormir pegli scriptoi i mocciconi.
Dè parliàn de moscioni,
quanta gratia ha il ciel donato loro,
che trassinando merda si fan d'oro.
Do you think it worthwhile to translate these passages? It probably doesn't need to be very precise or perfect.
The whole seems to be jokes about the kitchen and cooking and it has to be observed, that also Burchiello uses the word Maccheroni ... and "Macaronic language" ...
http://en.wikipedia.org/wiki/Macaronic_language
... signifies a specific form of Italian literature, usually said to have started 1488/89. So ... it might be of interest to study this earlier "Maccheroni", also with the idea, that the presented poems possibly uses double meaning language interpretation, as it seems to have been used for the later Macaroni.